di Samir Zakaria | Un discorso lungo 58 minuti, pronunciato nel mese di giugno del 2009 dal neo eletto presidente Barak Obama, pochi mesi dopo l’inizio del suo mandato, nel cuore di uno dei luoghi più conservatori nel mondo arabo, l’Università di Al Azhar, la più antica della regione, culla della corrente sunnita, con un potere immenso su tutti i temi che riguardano l’islamismo, la teologia in generale e la società civile.
Per capire l’importanza di quel discorso bisogna semplificare per un’attimo la sequenza degli eventi che caratterizzavano il mondo arabo in quel periodo, dividendoli in due;
Un primo periodo, lungo 40 anni circa, dominato da regimi totalitari, con poteri corrotti, guidati da slogan di bassa politica e patriottismo, incapaci di guidare le masse se non con l’uso della forza.
Il secondo, più recente, inizia con la cosiddetta primavera araba, e ha cambiato in pochi anni l’intera regione, facendo cadere tutti i governi considerati fino ad allora quasi eterni; prima in Tunisia, poi in Egitto, poi in Siria ed, infine, in Libia, a partire dal dicembre del 2010
Tra i due periodo c’è un catalizzatore che ha acceso la miccia proprio al 39-mo anno di stallo. Obama sapeva bene che quel discorso sarebbe rimasto nella mente di molte persone, ma le sue parole erano chiaramente indirizzate sopratutto ai giovani in ascolto, e parliamo di centinaia di milioni in tutto il mondo arabo.
Di seguito un piccolo estratto tradotto del suo lungo discorso, molto appassionato e a tratti quasi sottomesso, come piace al mondo arabo. In questo estratto non ci sono frasi nascoste o messaggi subliminali, è tutto chiaro, anche se può sembrare retorico.
” Io ho, però, un’incrollabile convinzione nel desiderio di tutti i popoli per alcune cose: la possibilità di esprimersi liberamente e di avere la libertà di scegliere il modo in cui essere governati; la fiducia nel governo della legge e in un’amministrazione equa della giustizia; un governo trasparente e che non rubi al proprio popolo; la libertà di vivere secondo le proprie scelte. Queste idee non sono proprie solamente degli americani, sono diritti dell’uomo e sono quello che sosterremo per tutti i popoli.”
Il giorno dopo, molto attivisti egiziani hanno pubblicato articoli semplificando questa parte del discorso di Obama, riducendolo in una singola frase; “avrete il pieno supporto degli Stati Uniti se combatterete contro i governi che opprimono le vostre libertà , rubano i vostri soldi, manipolano la giustizia e non rispondono alle vostre aspettative“. Parole perfette pronunciate nel momento giusto, cioè nel culmine di un periodo in cui le masse arabe erano, a dir poco, disperate.
Quel giorno mi trovavo in redazione, e i canali all news italiani trasmettevano solo tratti del discorso di Obama, anche perchè era indirizzato quasi esclusivamente al mondo arabo. Ho messo le cuffie e ho iniziato ad ascoltarlo, in diretta, in inglese, traducendo in Italiano alcune frasi salienti per la collega che stava per andare in onda con il notiziario.
Senza entrare troppo nei dettagli, alla fine del discorso è scattato nel teatro dell’università di Al Azhar un forte applauso spontaneo, abbastanza lungo, a tratti gioioso, sopratutto dai giovani in sala. Una scena inimmaginabile in altri tempi. Per Obama la missione era compiuta.
Il suo discorso ha avuto un impatto profondo su di me, che vivo da trent’anni circa in occidente, figuriamoci sulla gente che vive in Medio Oriente. Quel giorno ho capito che qualcosa stava per cambiare, ma non sapevo cosa.
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