di Samir Zakaria | Il sito britannico Middle East Eye lo dava per morto o in gravissime condizioni, non in grado di governare l’est della Libia per un tumore ai polmoni che avrebbe avuto conseguenze anche sulle sue attività cerebrali. La fonte di questa notizia, circolata il 19 aprile scorso, era un non-meglio-identificato diplomatico europeo. Con il passare del tempo, però, si è scoperto che il Feldmareschiallo e politico libico Khalìfa Hà ftar era ancora vivo e, apparentemente, in ottime condizioni dopo un periodo di tempo trascorso in un ospedale militare a Parigi per cure.
Nel suo discorso di giovedì 26 aprile a Bengazi, fatto subito dopo il rientro dalla Capitale francese, con una breve sosta in Egitto, il generale 75-enne era lucido e ha evitato di parlare delle cosiddette fake news che riguardavano la sua presunta morte, anche se non ha negato di avere problemi di salute.
L’uomo forte della Cirenaica è stato interrotto varie volte da applausi partiti dalla platea in ascolto, tra militari, capi tribù e impiegati di ogni livello. Ha parlato per 13 minuti circa, elogiando sopratutto l’esercito e promettendo, come sempre, di “liberare la Libia dai terroristi”.
a sinistra il generale libico HÃ ftar con il ministro dell’Interno Marco Minnniti e a destra con il ministro della Difesa Roberta Pinotti (settembre 2017)
C’è chi sostiene che la messa in scena sia stata preparata dai servizi segreti libici e francesi per scoprire in anticipo le mosse dei possibili successori al comando dopo l’eventuale morte di Haftar.
Tra i nomi più ricorrenti, si legge in un articolo apparso si sito di Al Jazeera, c’è il suo vice, Albdel Razzaq Al Nathouri, capo di Stato maggiore dell’esercito libico, scampato miracolosamente ad un attentato qualche giorno fa a Bengazi. Al Nathouri è noto per essere amico della Francia e acerrimo nemico delle correnti islamiste presenti sul territorio libico.
Poi c’è Abdel Salà m al Hà si, che appartiene ad una delle tribù più rinomate dell’est libico, amico personale di Haftar e appoggiato con forza dagli Emirati Arabi Uniti e dall’Egitto. Il miglior successore secondo molti osservatori che conoscono bene anche l’entourage del generale.
Infine si è anche parlato del suo assistente personale, Awn al Firjà ni, appartenente alla tribù Al Firjan, la stessa dell’uomo forte della Cirenaica, ma poco conosciuto all’interno dell’esercito nazionale libico. Nella successione non manca, ovviamente, la figura dei due figli di Haftar, Khaled e Saddam, entrambi militari ma ignoti a livello internazionale.
Resta il fatto che, da qualche anno, nulla è normale nello scenario libico, neanche il tanto annunciato ritorno in politica del secondo figlio del colonnello Gheddafi, Saif Al Islam, per candidarsi alle presidenziali che si terranno probabilmente entro fine 2018. Saif, che in arabo vuol dire spada, è del 1972 ed ha buoni rapporti sia interni con le varie tribù locali che all’estero, ma nei suoi confronti pende un mandato di cattura internazionale della Corte penale dell’Aja per crimini di guerra e contro l’umanità .
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