03/03/2018
di Samir Zakaria | Il giacimento in questione si trova in una vasta area tra le coste dell’Egitto, quelle di Israele e quelle di Cipro. Molti gigante del mare battenti bandiera norvegese o turca, registrati nelle Isole Marshall o nelle Bahamas, setacciano da circa 7 anni quella parte del Mediterraneo in cerca di nuovi giacimenti.
Si tratta della più estesa riserva naturale di gas in quell’area e si trova alle porte del vecchio continente, scoperta di Israele nel 2009 (unico paese mediorientale senza petrolio o gas) con due giacimenti imponenti nelle proprie acque territoriali, quello di Tamar e quello di Leviathan. Le altre riserve sono quella di Cipro, chiamata Aphrodite, e più di recente quella egiziana, con il giacimento di Al Zohr, molto più esteso degli altri tre e scoperto nel 2015.
I geologi stanno continuando le ricerche lungo la costa del Libano, della Siria e della Turchia, nel frattempo sono fioccate le contestazioni da parte di molti paesi, il Libano in primis, per la delicata questione delle frontiere marittime a volte disegnate in modo grossolano, che rispecchierebbero – secondo i contestatori – la volontà di accaparrarsi quelle aree che corrispondono a specifiche riserve di gas, senza badare troppo al diritto marittimo internazionale.
Il gas può essere trasportato in due modi, tramite gasdotti ma con costi enormi che si ripercuotono poi sul prezzo finale del combustibile, oppure tramite il processo di liquefazione e trasporto con navi cisterne, La costruzione di un impianto di liquefazione ha, a sua volta, dei costi proibitivi per molti paesi, ma il prezzo finale del gas, in quest’ultimo caso, è generalmente più basso.
La Russia controlla poco meno della metà dell’approvvigionamento di gas in Europa. La nuova porta d’ingresso a Sud del Mediterraneo è una vera minaccia per l’egemonia russa, che è corsa ai ripari siglando di recente vari accordi, come quello con la Siria ad esempio. Si tratta di una licenza in esclusiva della durata di 25 anni per l’estrazione del combustibile nelle acque territoriali siriane.
Nello scenario molto complicato del Medio Oriente, c’è anche chi definisce questi accordi economici di approvvigionamento come “la pace del gas”, come per esempio la trattativa andata a buon fine tra la Giordania e Israele, o più recentemente quella tra Israele e l’Egitto, anche perchè nel mondo arabo, salvo rare eccezioni, i governi non seguono la volontà popolare, che è nettamente contraria a qualsiasi accordi con Israele, ma le direttive che arrivano dall’alto, dettate sopratutto da interessi economici, politici e di potere.
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