Questo passo quasi eccezionale avviene in seguito alle rinnovate accuse lanciate dagli Stati Uniti alla classe dirigente Russa dopo il nuovo rapporto dell’intelligence statunitense riguardante “Le interferenze russe per influenzare il corso delle recenti elezioni presidenziali statunitensi a favore di Donald Trump”. Tale rapporto è stato commentato dal presidente degli Stati Uniti Joe Biden, durante un’intervista, in onda su ABC News, che Putin “pagherà il prezzo”.
Confermando la sua accusa a Putin di essere “un assassinoâ€, Biden segna l’inizio della nuova guerra fredda tra gli Stati Uniti d’America e la Russia, che coincide con il settimo anniversario dell’annessione della Crimea alla Russia, il fallimento del progetto dell’oppositore russo, Alexei Navalny, ma coincide anche con gli sforzi instancabili di Washington per frenare il proseguimento del progetto “Nord Stream 2â€.
Le dichiarazioni rese dal presidente americano hanno sottratto la Russia a ogni prudenza diplomatica poiché sono state valutate come dichiarazioni pianificate con la sua squadra amministrativa e pronunciate con determinazione.
Tuttavia, la stampa internazionale e quella araba in particolare, avevano rilevato come Washington perseguita una politica di “dividi e comanda” nella regione del Golfo riuscendo a provocare una spaccatura nelle relazioni tra gli stati arabi petroliferi durata più di quattro anni per “poter espandere la costruzione delle basi militari statunitensi in Qatar ed Emirati Arabi Unitiâ€.
Washington ha anche investito nell’uccisione del giornalista saudita Jamal Khashoggi e fa tornare oggi alla ribalta l’accusa al principe ereditario saudita Mohammed bin Salman di essere il vero mandante per l’assassinio, mentre non lo era nell’era di Trump. L’amministrazione di Biden ritiene che il ripristino delle normali relazioni tra gli stati petroliferi del Golfo sia stato il risultato di sforzi diplomatici ad alto livello, il più importante dei quali è stata la visita del presidente Vladimir Putin in Arabia Saudita, il tour del ministro degli Esteri Sergey Lavrov nella regione e la celebrata accoglienza dell’emiro del Qatar a Mosca.
Nella mente americana, gli stati arabi del Golfo non hanno il diritto a mettere nella stessa bilancia le loro relazioni con gli Stati Uniti, la Russia e la Cina. Credono altresì che gli ‘Europei non hanno il diritto di pensare ai loro interessi puramente economici, alle loro riserve di gas, al futuro del vecchio continente, alla sicurezza e al calore delle loro case, lontano dalla politica e dai progetti di spartizione. Né il Golfo né l’Europa sono autorizzati a farlo. Tutto questo si è visto chiaramente nella reazione americana alla visita ufficiale dell’Alto rappresentante dell’UE Josep Borrell a Mosca nel mese di Febbraio.
Gli europei come si è visto in diverse occasioni, hanno sempre temuto le violente reazioni della casa bianca. In seguito alla sua visita a Mosca (giudicata fallimentare da diverse voci autorevoli(, la dichiarazione ufficiale domestica di Josep Borrell, in nome dell’Unione Europea, ha acquisito un accento morbido quasi americano, contrariamente all’accento misto di respiro più russo che non europeo, usato durante la sua visita a Mosca in quanto L’Europa sembra impotente davanti alla sfida dell’autoritarismo russo.
Persistono diversi temi principali che l’Europa deve affrontare con urgenza non solo perché ora c’è una nuova amministrazione a Washington, e dovrà realizzare con determinazione in questo momento critico del suo cammino. Sei sono i temi più urgenti che dominano l’agenda internazionale dell’Unione Europea: lancio di vaccini COVID-19, contrasto al cambiamento climatico, sostegno alla ripresa economica, contenimento della Russia, resistenza alla Cina che sta per invadere il mondo intero e rinnovo dell’accordo nucleare iraniano.
Ahmad BAKIE | scrittore siriano che vive in Italia