Lo scontro diretto in Ucraina è diventato largamente internazionale che rappresenta la crisi globale più grave, senza precedenti, mai vissuta dalla fine della seconda guerra mondiale, specialmente se dovesse durare più a lungo, ma rappresenta anche una divergenza d’urto che ha fatto precipitare tutti nel labirinto dell’escalation e della competizione strategica tra le potenze globali e il feroce confronto tra loro, che allude al inevitabilità di calcoli accurati al momento di fare scelte strategiche imposte dal rispetto degli equilibri di potere.
Esiste tra le parti in conflitto, in cui tutti gli strumenti a disposizione hanno finora fallito, una prova che i tempi dell’unipolarismo stanno per finire per aprire le vie all’apolarità, e che qualsiasi potenza mondiale può avere il potere per influenzare, ma non necessariamente quello per imporre il cambiamento.
I risultati della guerra russa contro l’Ucraina, finora raggiunti, hanno implicazioni per l’ordine mondiale e per la competizione strategica tripartita tra America, Cina e Russia. Tra questi risultati ci sono le ombre sul futuro esistenziale di diversi stati dopo questo mondo multipolare in cui la macchina occidentale sta mobilitando l’intelligence militare, le sanzioni economico- finanziarie e l’impiego di tutte le istituzioni internazionali per imporre sanzioni senza precedenti contro la Russia nella sua aggressione contro l’Ucraina.
Tutto il mondo di oggi testimonia che l a guerra di Putin contro l’Ucraina ha già causato migliaia di morti ma anche gravi danni economici a livello globale. I leader dell’UE hanno, sin dall’inizio, concordato il rafforzamento economico dell’Europa, la radicale ma graduale riduzione delle importazioni di energia dalla Russia e lo sviluppo urgente di un serio rafforzamento della difesa europea attraverso l’aumento della spesa militare. Bisogna spendere di più, affermano, ma soprattutto spendere meglio, cioè congiuntamente. Alcuni Stati membri, come la Germania che ha già adottato nuove importanti misure in questo settore con 100 miliardi di euro di spesa aggiuntiva per la difesa nel 2022 e un aumento del bilancio della difesa a oltre il 2% del PIL dal 2024. Questo sarà il caso ovunque in Europa in cui la spesa per gli affari difensivi è ancora troppo bassa. Queste sono sempre decisioni difficili in un contesto di alto debito e scarse risorse pubbliche, ma chiaramente Vladimir Putin non lascia libera scelta a nessuno.
Questa guerra avrà importanti ripercussioni anche per i paesi emergenti e in via di sviluppo che sono importatori di energia. Soffriranno ancora di più per l’aumento del prezzo dei combustibili fossili. E non si tratta solo di energia. Notevole sarà anche l’impatto sul mercato di grano, frumento, mais, girasole e fertilizzanti, per i quali Russia e Ucraina sono i principali esportatori. I prezzi dei prodotti agricoli di base erano già alti. Probabilmente aumenteranno ulteriormente con un grande potenziale per creare sofferenza e instabilità politica in tutti i paesi emergenti.
Abbiamo visto l’anno scorso che i paesi in via di sviluppo sono stati colpiti più duramente di quelli sviluppati dall’impatto economico della pandemia di COVID-19. La fame e la povertà nel mondo erano nuovamente aumentate in modo indicativo. La guerra in Ucraina potrebbe peggiorare ulteriormente la situazione con il rischio di forti disordini legati al rialzo dei prezzi alimentari ed energetici, come abbiamo già visto in passato per le condizioni petrolifere. Nonostante le difficoltà persistenti in Europa, bisogna aumentare il sostegno europeo ai paesi più poveri e a quelli maggiormente colpiti dagli effetti indiretti di questa guerra, compresi l’Africa e il Medio Oriente.
E’ lecito chiedersi quale impatto ha avuto l’invasione russa dell’Ucraina sui leader del Medio Oriente? La verità è che l’impatto dell’invasione russa dell’Ucraina si è riverberato in tutto il mondo e il Medio Oriente non fa eccezione. I leader regionali, che hanno placato e Washington e rasserenato Mosca per quasi un decennio, sono ora sotto pressione per scegliere da che parte stare, ma sembrano ancora riluttanti a farlo. La maggior parte di loro ha condannato pubblicamente l’invasione russa, ma si sono astenuti dal prendere qualsiasi misura punitiva contro Mosca.
Il Mediterraneo è il mare dell’incontro, ma anche fonte di preoccupazioni e di un confine che separa due mondi caratterizzati da enormi differenze economiche e sociali.
La guerra di Putin e le vicende internazionali derivanti, ha quasi bloccato gli sforzi di cooperazione allo sviluppo di cui l’Italia è instancabilmente attiva. La cooperazione allo sviluppo, come recita una nota permanente del ministero degli Esteri, si consolida come una parte integrante della politica estera Italina, e si fonda su due basi prioritarie. La prima è l’esigenza solidaristica di garantire a tutti gli abitanti del pianeta, la tutela della vita e della dignità umana. La seconda vede nella cooperazione il metodo per instaurare, migliorare e consolidare le relazioni tra i diversi Paesi e le diverse comunità. Questo scambio tra pari, oltre che far crescere la conoscenza reciproca necessaria a comprendere le reali necessità delle comunità locali destinatarie degli interventi di cooperazione, favorisce relazioni finalizzate ad una crescita economica, ma soprattutto sociale ed umana, rispettosa dell’ambiente e delle diverse culture e che sappia tutelare i beni comuni come acqua, cibo ed energia, così da assicurare la crescita del benessere delle popolazioni e perseguire la pace tra i popoli.
Infine, la politica italiana di cooperazione allo sviluppo si propone inoltre il perseguimento di questi obiettivi unitamente alla diplomazia economica, culturale e di sicurezza, consolidando il ruolo e l’immagine del nostro Paese nel mondo.
Ahmad BAKIE | scrittore siriano che vive in Italia
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